A piedi da Roma a Monte Sant’Angelo parte 2
Continuo a scrivere il diario di viaggio durante il mio cammino a piedi da Roma a Monte Sant’Angelo lungo la Via Micaelica del cammino dell’angelo.
Il mattino seguente, di buon ora, smonto baracca e burattini, saluto i fratelli ciuchini ringraziandoli per l’ospitalità accordata e muovo i miei passi in cerca del tempio di Diana che col buio il giorno prima non ero riuscita a vedere. Ci arrivo per un sentiero nascosto indicatomi da un buon uomo. Solo poche pietre, questo ciò che resta, ma ne sento comunque l’energia, la sacralità. Proseguo il mio cammino. Oggi voglio arrivare a Cori. Il sentiero nel bosco non sempre è così evidente e mi rendo conto che essere anche solo 5 metri a destra o sinistra della traccia può fare la differenza come tra trovarsi o non trovarsi in mezzo ai rovi! Sento che oggi il cammino è così, un po’ impegnativo a livello mentale … e me ne accorgo ancor di più quando sento il fragore del fiume e arrivo al punto in cui devo guadarlo. Sono su un grande masso, tra me e l’altra sponda 1,5m circa. Non mi sono presa qualche minuto per pensare quale fosse la maniera più semplice e più pratica per passare dall’altra parte. Ho fatto la prima cosa che mi è venuta in mente: lanciare lo zaino dall’altra parte e poi saltare. Peccato che il mio zaino dopo il lancio è rotolato giù in modo rocambolesco ed io per paura che la corrente me lo portasse via mi sono dovuta istintivamente tuffare, andando completamente a bagno. Risultato: zaino bagnato, io fradicia. Non ho voluto neanche aprirlo per vedere cosa si fosse bagnato o meno, o meglio, se qualcosa fosse rimasto asciutto! Ma non l’ho presa poi così male … Accetto l’incidente di percorso e la prendo come una prova alla quale il cammino mi sta sottoponendo. Sono serena. Una soluzione l’avrei trovata. Mi metto addosso lo zaino, esco dal bosco e raggiungo il centro di Giulianello dove alcune persone stavano allestendo una festa popolare per la serata. Alla mia vista e forse incuriositi dal mio aspetto insolito mi invitavano a banchettare insieme a loro. E si sa che nel cammino non si può mai dire di no quando qualcuno ti offre qualcosa. Sarebbe come rifiutare una manna dal cielo. E tra un brindisi e l’altro mentre raccontavo loro ciò che mi era accaduto vedo arrivare una coppia con uno zaino! Sogno o son desta?! Erano due pellegrini polacchi. Il cammino mi aveva regalato due nuovi compagni con cui condividere le mie avventure. Insieme ringraziamo e salutiamo i commensali e ci dirigiamo alla volta di Cori dove arriviamo tutti e tre un po’ allo stremo delle forze ma con il piccolo particolare di non saper dove andare a dormire. Cerchiamo ospitalità in una chiesa dove il parroco ci liquida malamente. Ci rechiamo presso la successiva chiesa: chiusa! Chiediamo alla gente del posto se può aiutarci a reperire qualcuno che si occupa della chiesa. Dopo diversi giri di telefonate e tanta attesa il diacono decide di ospitarci pellegrinamente a terra in parrocchia. Siamo felici di aver trovato un posto riparato dove dormire e sono così fortunata da avere anche una stufa alogena per poter asciugare i miei vestiti.
Essere pellegrina è questo: apprezzare ogni cosa che ci viene donata come un dono, senza pretese, ma con la consapevolezza che ciò che abbiamo è già una fortuna.
Se vuoi leggere la prima parte del diario clicca sul link: la Via Micaelica parte1
Se invece vuoi continuare a leggere il racconto clicca su: La Via Micaelica parte3